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Lo sforzo disperato che compie l'uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro.

Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male.

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Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.

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Con la tecnica non si fa il teatro. Si fa teatro se si ha fantasia.

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I fantasmi non esistono, li abbiamo inventati noi, siamo noi i fantasmi! (Questi fantasmi, II atto);

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Saie quanno se chiagne? Quanno se cunosce 'o bbene e nun se po' avè. (Filumena Marturano, I atto);

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Io ti dico che l’uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che è venuto il momento di fare marcia indietro, e la fa. Quando riconosce un errore commesso se ne assume le responsabilità e paga le conseguenze. Quando riconosce la superiorità di un altro uomo e ce lo dice. Quando amministra e valorizza nella stessa misura tanto il suo coraggio quanto la sua paura. (Il Sindaco del Rione Sanità, I atto);

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Dicono in molti che il teatro e morto. È un coro di rane. Il teatro è sopravvissuto per secoli ad ogni crisi, ad ogni involuzione, ad ogni aberrazione. Perché dovrebbe morire proprio oggi? Secondo me, dovrebbe tornare ad essere umile, onesto e libero; esattamente il contrario, cioè, di quello che e adesso. ( Intervista ad Eduardo - Il Dramma, Anno 48 - N° 11-12 - Novembre-Dicembre 1972)

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Il primo fra tutti che gettò uno sguardo di comprensione e simpatia sui miei quindici anni appena compiuti, fu Libero Bovio: mi volle subito bene, e io a lui. La sua amicizia mi fu di grande incoraggiamento durante le mie esperienze. Avvicinai poi Roberto Bracco, Ferdinando Russo, Capurro, Viviani, Chiurazzi, Costagliola, E.A. Mario, Michele Galdieri e fui amico fraterno di Lorenzo Giusso. Purtroppo l’unico nome che non mi è dato d’inserire tra gli scrittori che conobbi personalmente è quello di Salvatore Di Giacomo. [...] Si trattava di una scelta: o mio padre o Di Giacomo. L’ammirazione e il rispetto che mi legavano a mio padre mi facevano mettere da parte Di Giacomo, mentre il fascino che esercitava su di me la poesia del Di Giacomo mi spingeva verso una via traversa.

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Solo il teatro mi ha dato gioia, sempre. (Lezioni di teatro all'università La Sapienza);

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Ha dda passà 'a nuttata. (Napoli milionaria, III atto);

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Quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo (Questi fantasmi, II atto);

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A ffuja 'e dicere: «è cosa 'e niente», simme addeventata ddoje cos''e niente. (Peppino Girella);

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Questa è la fine del mondo, questo è il giudizio universale. Qua si sta svolgendo il giudizio universale e noi non ce ne siamo accorti [...] ma io mi vergogno di appartenere al genere umano ... (Le voci di dentro III atto);

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La società mette a frutto l'ignoranza di questa gente. Prufessò, sui reati e sui delitti che commette l'ignoranza si muove tutta la macchina mangereccia della società costituita. L'ignorante è una cartella di rendita. Voi mettetevi un ignorante vicino e campate di rendita tutta la vita (Il Sindaco del Rione Sanità, I atto);

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I figli non si pagano (Filumena Marturano, II atto);

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Amà, chill'era ebreo. 'O povero cristiano era ebreo (Napoli milionaria, II atto);

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Mi sono scocciato di sottostare alle leggi del vivere civile, che ti assoggetta a dire «si» senza convinzione quando i «no» , convintissimi, ti salgono alla gola come tante bolle d'aria (Gli esami non finiscono mai);

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Tengo nu figlio, nun more cchiù (Mia famiglia, II atto);

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Fare teatro sul serio significa sacrificare una vita.

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Dummì, sto chiagnenno… Quant'è bello a chiagnere… (Filumena Marturano III atto);

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La guerra non è finita e non è finito niente (Napoli milionaria, II atto);

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La gente è fatta molto male (Le voci di dentro III atto)

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